Il 2018 ha segnato per il nostro giardino infiammato da talento l’inizio di un percorso appassionato che ci ha permesso di condividere strumenti e competenze per rafforzare l’attività di ASG Produzioni, divisione specializzata in arti performative dell’Associazione ASG e di cui Garden Blaze ha dal 2013 rappresentato la spalla di sostegno all’attività di selezione e identificazione di contenuti artistici con uno spiccato dinamismo rivolto all’internazionalità di performers e artisti coinvolti.
Questo rafforzamento ha visto in agenda un obiettivo comune molto concreto: consolidare il primo catalogo di produzione sulle arti performative 2018 / 2019. Nel fare ciò Garden Blaze ha selezionato contenuti, supportato neo produzioni, intercettato giovani compagnie e sostenuto la comunicazione integrata per il posizionamento di nuovi profili artistici. Nel fare ciò preziosissimo il contributo di ACT Agency Milano, comunicazione per l’arte, la creatività e il talento, agency che ha integrato la post-produzione di molti contenuti inseriti nel nostro primo catalogo.
Ma veniamo ad una breve description di quanto selezionato in un’ anticipazione che vuole essere di stimolo nello scegliere i contenuti del catalogo Garden Blaze di ASGProduzioni 2018 / 2019
A Rimpiattino con la Morte
Teatro Prosa

Produzione: Teatro Nuovo Bergamo, Regia e adattamento di Luca Andreini. Testo di: Lori Gambassini . Musicante di scena, Christian Paganelli, con Ottavia Sanfilippo e Elisa Giorgio. Finalista al Premio nazionale Città di Leonforte (edizione 2017)
La Morte, una vecchietta bonaria e burlona, si affaccia alla porta di Carlo, ultranovantenne, che giace in un letto assistito da Anna, sua compagna di vita, che piange prostrata accanto a lui. Il loro è stato un “grande amore” contrastato, fra due persone sposate, quando negli anni 60’ non c’era ancora il divorzio e la donna adultera veniva condannata con la prigione. Carlo e Anna, superando tutti gli ostacoli, riescono a vivere insieme 50 anni dimostrando così la forza del loro sentimento. Fin dall’inizio, prima ancora di conoscersi, di incrociare i loro destini, il loro sembrava quasi l’appartenersi primordiale di due anime che, estranee, tendessero inconsciamente l’una verso l’altra nel caos del mondo per trovare il loro ricongiungimento. Due particelle nel cosmo, sospinte dal vento che si cercavano e si sfioravano tentando di agganciarsi e fondersi in un’unica essenza, ricomponendo un’entità dispersa. Il gioco: la Morte anziché farlo morire propone a Carlo di farlo ritornare nel ventre materno in un limbo senza gioia o dolore…
Bum ha I piedi bruciati
Teatro di Prosa, Teatro Scuola

Produzione: Teatro alle Vigne, Liberamente ispirato da: L.Garlando, Per questo mi chiamo giovanni Scritto, Diretto e Interpretato da Dario Leone Musiche, Scene e Luci di Massimo Guerci Patrocinato da Fondazione Giovanni e Francesca Falcone
Partendo dall’impianto narrativo del romanzo per bambini Per questo mi chiamo Giovanni di Luigi Garlando, al quale Leone si è liberamente ispirato, lo spettacolo ha richiesto un lungo e accurato lavoro di studio durato mesi, basato su scritti, interventi, articoli, interviste, testimonianze di e su Giovanni Falcone, approfondendo diversi aspetti tecnici e aneddotici della storia pubblica e personale del magistrato e del metodo innovativo e rivoluzionario da lui ideato per combattere la mafia, utilizzato ancora oggi in tutto il mondo per contrastare la criminalità organizzata.

La vicenda è narrata attraverso gli occhi di un giovane padre palermitano, un piccolo negoziante il cui vissuto personale, la nascita del figlio, il lavoro in negozio, l’impotenza e lo sconforto di fronte al dilagare della criminalità organizzata che lui vede diffondersi lenta e silenziosa, inevitabilmente si intreccia agli episodi più eclatanti della vita del magistrato. Bum è un orango di peluche, il giocattolo preferito del figlio: assieme a lui, e tramite lui, la storia inizia e si snoda alternando leggerezza e profondità, senza rinunciare a sorridere.
Fushikaden: Lo spirito del Fiore – le Emozioni del Mondo.
Teatro Danza, Musica, Teatro d’Avanguardia, Rassegne Speciali

Produzione: ASG-Produzioni e Teatro alle Vigne Da un’idea di Paolo Cacciato e Piera Rossi Regia di Paolo Cacciato con Nana Funabiki e Michele Gorlero, Yuna Saito (piano), Mai Inaba (soprano), Valentina Volpe (mezzo-soprano), Chiara Codetta Raiteri, Tobia Galimberti, Samuele Galimberti ai taiko, disegno luci di Christian Laface

Selezionato per il Premio Internazionale Il Teatro Nudo di Teresa Pomodoro e attualmente nella lista dei finalisti per l’edizione 2017/2018. Facente parte della Rassegna Teatrale “La Parola nel Segno” presso la Fondazione Luciana Matalon ed. 2018.
Tentando di rappresentare le emozioni umane sotto vesti eterogenee, Fushikaden cerca di rinforzare la recitazione tipica del Teatro Noh giapponese con stimoli provenienti dal teatro Europeo di Prosa, il tutto armonizzato in un dialogo dinamico da ritmi tradizionali giapponesi del Teatro Danza.
Al dialogo che si instaura tra i due protagonisti provenienti da mondi diversi, se ne somma uno sommesso tra strumenti e melodie. Pianoforte e Taiko (tamburo tipico giapponese), il primo rappresentante simbolico dell’anima musicale occidentale, il secondo rievocante dell’essenza dell’anima musicale giapponese, accompagnano così il continuo scontro-incontro che già avviene tra gli interpreti in un olistico tentativo di mostrare due mondi, abitualmente considerati molto diversi tra loro, complementari e quasi necessari l’uno all’altro. Così un’attrice giapponese lascia il suo mondo e il suo universo di simboli ma anche di sicurezze, tramandati da canoni artistici e culturali propri della tradizione e incontra il diverso.
Rumoroso Silenzio
Teatro Prosa, Teatro Storia, Teatro Scuola

Produzione: Teatro Nuovo Bergamo, Testo e Regia di: Luca Andreini con Emilio Catellani, Andrea Salierno, Christian Paganelli, Gianluca Piretti, Danzatrici di scena: Jennifer Ravasio e Daniela Lecchi, Musiche e suoni di Christian Paganelli Disegno luci Lorenzo Polimeno e Rossano Pasinetti, Costumi di Lucia Piccoli.

Un ragazzo, in gita con la classe, attratto nell’antro di uno dei magazzini del Porto Vecchio di Trieste, si stacca dal gruppo fino a perdersi. In un clima surreale e fantasmagorico di polveri e lenzuola, ode sibilare un misterioso vento, che si fa voce di ricordi atroci sopiti dalla politica del “guai ai vinti”. E’ la memoria collettiva di un popolo. Gli Italiani, vittime acerbe di una pulizia etnica che, in Istria-Dalmazia, pare ormai cronaca ricorrente. Cambia bandiera la nazione, ma la falce della morte è la stessa…ovunque. Ecco allora che, come sogni o colpi di magia, prendono forma dalle cose le romantiche e tragiche vite di Ferdinando e Norma, giovani Italiani, erroneamente etichettati come fascisti in una squallida e ignobile equazione senza senso. Le vite dei due giovani amanti si fondono con lo scorrere di quei giorni rossi di sangue, neri di morte. Tra amicizie adolescenziali, conoscenze fidate, nemici improvvisi, correnti di pensiero rimbalzate tra chi scappa, chi resta, chi lotta, confluite univocamente nella morte, intesa come perdita: della propria vita, della propria nazionalità, della propria identità, delle proprie cose, delle proprie case. Qualsiasi cosa scegli, qualcosa perderai. In questo quadro, Ferdinando e Norma cercano disperatamente di salvare il loro amore, la loro giovinezza, la loro italianità, per coronare il sogno di un figlio e della pace. Si balla, ora a passo di risa, ora a passo di lacrime.
Ada la solitaria
Teatro di Prosa – Teatro Scuola

Produzione Teatro alle Vigne Liberamente tratto da: Le Solitarie di Ada Negri Testo di Elsa Bossi Musiche di Alberto Braida Con Elsa Bossi e Alberto Braida Costumi e oggetti Monica Zucchelli. Mise en espace: Piera Rossi


Dai racconti di Ada Negri, l’ispirazione per uno spettacolo incentrato sulla sua prosa, che svela questa autrice nella sua veste più passionale. Una prosa meno conosciuta, coraggiosa, che ci parla di stupro, di aborto, di violenza di genere, di prostituzione, di gelosia, di sogni spezzati, di desideri, di amore, e che ci fa conoscere la Negri come una donna attenta alle tematiche sociali del suo tempo, più di quanto si immagini.
Lo spettacolo si sviluppa attraverso l’interazione, ora armonica e lieve, ora aspra e sofferta, di musica e voce. I pezzi al pianoforte, scritti appositamente da Alberto Braida, non solo sostengono la narrazione, ma a loro volta ci parlano, aiutandoci a penetrare le storie dei personaggi .Il pubblico si emozionerà conoscendo la “Vergine Rossa” sotto una nuova luce, trovando nelle sue parole innumerevoli stimoli alla riflessione e alla discussione. I racconti di Ada appaiono stupefacenti per l’attualità della tematica sociale, ma anche per la grande adesione dell’autrice alle protagoniste di queste storie. Sono ritratti pieni di passione, dolcezza, e speranza, che ci parlano di un’umanità alla ricerca del senso profondo della vita.
Mistero Buffo di Dario Fo’ e Franca Rame
Teatro di Prosa, Teatro Scuola

interpretato dalla compagnia Fronda Anomala, produzione e distribuzione ASGProduzioni, con Elisa Pistis, Diego Toscia, Lorenzo Tolusso
l celeberrimo spettacolo “Mistero Buffo” di Dario Fo e Franca Rame riprende la tradizione dei giullari che girovagavano di città in città raccontando storie avvincenti, superando le barriere della diversità linguistica e comunicando con un pubblico sempre diverso, composto da ricchi e poveri, dagli ultimi e dai potenti, andando oltre le persecuzioni e combattendo contro la fame.
In questa re-interpretazione, tre giovani attori, provenienti da realtà linguistiche diverse, ridanno nuova vita a quelle giullarate, con la loro energia e la loro urgenza di comunicare, facendosi “giullari” per portare al pubblico messaggi attuali attraverso delle storie antiche e universali.
Il risultato è uno spettacolo che diverte e che commuove e allo stesso tempo fa riflettere, senza bisogno di grandi mezzi scenici ma attraverso la semplicità di un linguaggio virtuoso e iperbolico e la meta verbalità di gesti ed espressioni. Il Mistero Buffo di Fronda Anomala regala lingue diverse, dal piemontese al sardo alle… lingue inventate, e tutto diventerà comprensibile attraverso lo strumento recitativo del Grammelot, un gioco di onomatopee e versi, vera eredità di quegli antichi giullari costretti a farsi capire da un pubblico ogni volta differente. Antichi temi e antiche modalità di comunicazione che, ancora oggi, testimonieranno la loro attualità e vivacità nel nostro presente.
La Signoria Del Vento
Teatro di Prosa, Teatro di Dramma, Teatro Scuola

Di Rocco D’Onghia, Regia Lorena Nocera, Con: Nana Funabiki, Tiberio Ghitti, Lorena Nocera, Marco Pepe, Fabrizio Rocchi. Spazio scenico e costumi: Giulia Bonaldi. Disegno luci: Christian Laface Produzione: Teatro Crystal di Lovere e Compagnia Teatrale Olive a pArte
E’ la storia di un fratello e di una sorella. Il fratello era un uomo giovane, un pilota di Formula1 all’apice della gloria, più volte campione del mondo, osannato da milioni di tifosi. Sembrava invincibile. Ma era soprattutto un fratello tenerissimo, una persona dolce e generosa, una creatura magica. La sorella, chiusa in una stanza con l’odore dei fiori e la folla vociante di fuori, comincia un viaggio nella memoria. Indietro e avanti nel tempo con gli strumenti della nostalgia. Ed il fratello torna, con il suo casco e la sua tuta. Si muove verso una terra altra. Li’ c’è qualcuno che lo attende. Qualcuno che gli sta vicino e che gli concede di dialogare per qualche minuto ancora, eterno, con la necessaria e dolorosa bellezza della vita umana. Siamo partiti dalla storia clamorosa di un grande pilota, dalle vicende sportive che tutti gli appassionati di una certa età conoscono, ma ci siamo mossi liberamente. Certo il protagonista del nostro dramma è un famoso pilota morto in pista, durante una gara di campionato mondiale di Formula 1, ma è come ce lo siamo immaginato. Come lo abbiamo rivissuto, riscritto, amato.

Grande Successo a Lovere (1000 spettatori in 2 giornate) e a Milano con repliche a Teatro San Babila in in occasione del Festival Mythos
Meccanismo Jukebox –
prima assoluta ottobre 2018 – Teatro Nuovo di Treviglio
suggerito per Teatro Scuola – Sezione Prosa

Una neoproduzione di ASG-Produzioni, Regia e adattamento di Luca Andreini Interpretato da Elisa Giorgio.
Quattro titoli, il pubblico all’ingresso in sala vota quello che preferisce. Il titolo che ha ottenuto la maggioranza cade sul palco sotto forma di pergamena all’inizio dello spettacolo. Lì, in quel momento, interprete e pubblico si incontrano nel meccanismo del non sapere e del condividere una scelta. Con tutti i rischi che ne conseguono.
“La cura” – Tratto dalla Cenerentola
“Alice abita da sola” – Tratto da Alice nel paese delle meraviglie
“L’isola non esiste” – Tratto da Peter Pan
“Mio fratello è un bastardo” – Tratto da Hansel e Gretel
Questo spettacolo è prima di tutto una lotta. È il corpo a corpo di una persona dei nostri giorni, con la tradizione della fiaba. Una strenua lotta condotta nel territorio magmatico e profetico, quello fiabesco appunto, che attraversa tutta la storia dell’uomo. Ci si misura con gli autori certi della tradizione, Perrault, La Fontaine, Andersen, i fratelli Grimm, quel grande raccoglitore e inventore di Basile, e con gli autori ignoti, entra nei loro testi e li forza imprimendovi una nuova, sorprendente identità. Le fiabe sono state inventate da bambini che sono poi diventati adulti e da adulti che sono diventati bambini, da adulti che per diventare tali hanno ucciso dentro di sé il bambino che erano e che perciò hanno bisogno di vendicarsi sui bambini, e da bambini morti che risorgono dentro gli adulti che li avevano uccisi.
Europa e Asia in Musica
suggerito per Sezione Musica

Produzione: ASG-Produzioni, Brani e voci provenienti dal: Mondo Occidentale e Orientale. Paesi esplorati: Cina, Giappone, Corea, Italia
E’ inevitabile che tra culture differenti vi siano contrasti originatisi da rivalità economiche e politiche. Contrasti che troppo spesso assumono aspetti razzisti e che portano ad episodi particolarmente infausti della storia umana. Ma in questa occasione le differenze culturali non sono soltanto enfatizzate ed esaltate, ma anzi…incoraggiate.
E’ proprio dalla commistione di elementi provenienti da mondi differenti che si può percepire e imparare qualcosa di nuovo. La musica occidentale può contribuire ad arricchire quella orientale, così come brani classici appartenenti al mondo cinese, coreano e giapponese possono aiutarci a scoprire sia qualcosa di loro che qualcosa di inaspettato in noi.

Concentrarsi esclusivamente sulla propria realtà porta ad un’inevitabile fossilizzazione culturale rendendoci incapaci di reagire ai cambiamenti del nostro mondo nonchè incapaci di fornire ai nuovi interlocutori, che il mutare sociale genera, ciò di cui hanno bisogno. E’ il continuo esplorare il diverso che permette di cogliere venature e riflessi nuovi anche nella propria secolare tradizione.
Una comunicazione biunivoca che ci permette di mettere da parte rivalità e inimicizie passate per riscoprire la gioia del considerarci tutti semplicemente umani…amanti della buona musica.
Già interpretato in occasione del Concerto Internazionale di Santa Lucia a Lodi (2016) e presso Fabbrica del Vapore a Milano (2015)
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